State of Remote Work: il lavoro a distanza oggi uno stato di fatto
In questi giorni è argomento vivo quello del cosiddetto “remote work”. Prendiamo qualche momento per un piccolo approfondimento e cogliamo l’occasione per analizzare il fenomeno, visto che il lavoro a distanza non è più solo una tendenza, ma è ormai uno stato di fatto. Il telelavoro può essere inteso come un modo di lavorare indipendente dalla localizzazione geografica dell’ufficio o dell’azienda. E oggi è decisamente facilitato dall’uso di strumenti digitali e informatici; ciò consente una flessibilità sia nell’organizzazione, sia nella modalità di svolgimento delle attività.
La ricerca di Buffer – State of Remote Work
In quest’ottica segnalo State of Remote Work, il rapporto annuale di Buffer (US) che disegna uno spaccato dal punto di vista dei lavoratori sul telelavoro. Il panel degli intervistati è di circa 2.500 lavoratori a distanza ed è stato esortato a raccontare tutti i benefici e tutte le difficoltà che ha incontrato, dal punto di vista dell’esperienza individuale e da quella aziendale.
Il lavoro a distanza non è una tendenza – è ormai uno stato di fatto.
Il 99% delle persone intervistate da Buffer ha dichiarato di voler lavorare a distanza per il resto della loro vita professionale. Emerge una importante evidenza: tutti coloro che vengono a contatto con il remote work (telelavoro o lavoro a distanza che dir si voglia) raggiungono uno status, di cui difficilmente dicono di poter fare a meno in futuro.
Presentiamo solo due evidenze particolari della ricerca che, se volete, potete approfondire al link a fondo pagina.
1- Ecco una slide che presenta i principali benefici percepiti dai lavoratori in tema di remote work: l’orario flessibile (40%) e la possibilità di lavorare da ogni luogo (30%) sono i due fattori più apprezzati dalle persone intervistate.
2- A livello di opportunità per le aziende e di ambiti su cui lavorare per migliorare questa esperienza lavorativa, ecco una slide invece che mostra i principali problemi affrontati dai lavoratori durante le proprie sessioni di lavoro a distanza. La difficoltà di staccare dal lavoro, la solitudine e la difficoltà di collaborazione e comunicazione sembrano farla da padroni e generare parecchie frustrazioni.
Quello che emerge chiaramente in questi tempi, è che il Coronavirus (COVID-19) ha obbligato le aziende ad abbracciare il lavoro a distanza (e anche nuovi strumenti di collaborazione digitale) per continuare a svolgere le proprie attività. Tra gli eventi in corso e la pandemia, non solo una serie di grandi aziende come Google, Unicredit, Microsoft, Twitter. Pwc, Apple, Amazon e Spotify hanno attivato questa opzione (in molte società già integrate nelle proprie regole di Smart Working), ma anche le PMI (italiane e non) si sono dovute muovere con velocità per adeguarsi al cambiamento in atto e non sentirsi tagliate fuori.
Sempre più chiaramente, quindi, il futuro del posto di lavoro si sta delineando; i lavoratori avranno (e vorranno) la flessibilità di svolgere le proprie attività a distanza (da casa o da altri luoghi), in modo asincrono e sincrono, per poter gestire il proprio quotidiano in autonomia, cercando un bilanciamento e un equilibrio tra ambito personale e lavoro.